Lo scorso anno, la fine anticipata della legislatura aveva interrotto un importante lavoro sulla riforma degli ordinamenti locali, lasciando l’impressione che gli sforzi compiuti fossero stati vani. Tuttavia, l’approfondimento svolto all’epoca non è andato perso ed è tornato nuovamente al centro delle attenzioni con il progetto del nuovo Testo unico degli enti locali (Tuel), che si baserà su una combinazione di legge delega e normativa ordinaria.
La discussione politica attuale si concentra principalmente sull’elezione diretta delle Province, ma le questioni da affrontare vanno ben oltre questo aspetto superficiale, richiedendo invece una revisione complessiva delle funzioni degli enti di area vasta. Al cuore di questo processo di cambiamento, ci sono i 14.138 revisori dei conti degli enti locali, figure fondamentali per garantire una gestione finanziaria responsabile ed equilibrata.
Il dibattito è stato riattivato con grande impegno al Viminale, sede del Ministero dell’Interno, dove il direttore centrale della Finanza locale, Antonio Colaianni, ha presentato l’agenda delle misure allo studio durante un convegno organizzato dall’Associazione nazionale dei revisori locali (Ancrel) a Bologna, dedicato alla memoria di Antonino Borghi, fondatore dell’associazione e storico collaboratore di questo giornale.
Tra i principali argomenti affrontati, uno dei punti critici riguarda i compensi dei revisori. L’idea è di evitare l’aggiornamento periodico, per puntare invece a una riorganizzazione più precisa delle fasce retributive. Attualmente, le indennità risultano ancora sottodimensionate rispetto alle responsabilità assegnate ai revisori, e si sta cercando di stabilire meccanismi più efficaci per contrastare le scelte al ribasso adottate dagli enti locali, spesso segnalate dai territori.
Tuttavia, il punto più delicato riguarda l’equilibrio tra la necessità di garantire compensi adeguati per i revisori e il rischio di gravare eccessivamente sui bilanci degli enti locali, specialmente quelli più piccoli. La ricerca di un compromesso politico su questa questione è fondamentale per il successo della riforma.
Altro aspetto dibattuto riguarda la soglia demografica per la costituzione del collegio dei revisori, in sostituzione del revisore unico. Nel 2007, una manovra aveva aumentato in modo significativo il numero di abitanti necessari per formare un collegio, con conseguenze negative che si sono accumulate negli anni, soprattutto durante la crisi finanziaria. Ora si sta ripensando questa decisione, con la possibilità di ridurre nuovamente la soglia a 5.000 abitanti o stabilirla a 10.000, in base a un compromesso politico che si riuscirà a raggiungere.
Va sottolineato che il numero di incarichi e il compenso dei revisori rappresentano solo la premessa di un’importante riforma, che punta a rafforzare il loro ruolo di guardiani preventivi dei conti pubblici. È fondamentale garantire l’indipendenza dei revisori, affinché possano operare senza pressioni politiche, come sottolinea il presidente dell’Ancrel, Marco Castellani, che rimarca come il fenomeno degli enti in disavanzo sia emerso quando i revisori sono stati nominati da enti politici.
In definitiva, il quadro appare complesso, ma il progetto di riforma sta assumendo una forma sempre più definita all’inizio di questa legislatura, che promette di essere stabile e determinata. Questo rappresenta un elemento cruciale per valutare le reali possibilità di successo della riforma, che mira a garantire una maggiore efficienza e trasparenza finanziaria negli enti locali. La strada è ancora lunga, ma il cammino intrapreso sembra promettente per il futuro delle nostre comunità locali.